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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), XI, 16
 
originale
 
16. Ad istum modum vaticinatus sacerdos egregius fatigatos anhelitus trahens conticuit. Exin permixtus agmini religioso procedens comitabar sacrarium totae civitati notus ac conspicuus, digitis hominum nutibusque notabilis. Omnes in me populi fabulabantur: "Hunc omnipotentis hodie deae numen augustum reformavit ad homines. Felix hercule et ter beatus, qui vitae scilicet praecedentis innocentia fideque meruerit tam praeclarum de caelo patrocinium ut renatus quodam modo statim sacrorum obsequio desponderetur." Inter haec et festorum votorum tumultum paulatim progressi iam ripam maris proximamus atque ad ipsum illum locum quo pridie meus stabulaverat asinus pervenimus. Ibi deum simulacris rite dispositis navem faberrime factam picturis miris Aegyptiorum circumsecus variegatam summus sacerdos taeda lucida et ovo et sulpure, sollemnissimas preces de casto praefatus ore, quam purissime purificatam deae nuncupavit dedicavitque. Huius felicis alvei nitens carbasus litteras [votum] intextas progerebat: eae litterae votum instaurabant de novi commeatus prospera navigatione. Iam malus insurgit pinus rutunda, splendore sublimis, insigni carchesio conspicua, et puppis intorta chenisco, bracteis aureis vestita fulgebat omnisque prorsus carina citro limpido perpolita florebat. Tunc cuncti populi tam religiosi quam profani vannos onustas aromatis et huiusce modis suppliciis certatim congerunt et insuper fluctus libant intritum lacte confectum, donec muneribus largis et devotionibus faustis completa navis, absoluta strophiis ancoralibus, peculiari serenoque flatu pelago redderetur. Quae, postquam cursus spatio prospectum sui nobis incertat, sacrorum geruli sumptis rursum quae quisque detulerant, alacres ad fanum reditum capessunt simili structu pompae decori.
 
traduzione
 
Questo disse in tono ispirato l'egregio sacerdote e tirando un profondo sospiro si tacque. Io allora mi confusi tra la folla dei fedeli e mi misi a seguire il corteo notato e segnato a dito da tutti. ?Eccolo quello che l'augusta maest? dell'onnipotente dea ha fatto ritornare uomo,? mormorava la gente non parlando che di me. ?Fortunato lui, beato davvero che per la purezza e l'onest? della sua vita precedente s'? meritato un simile aiuto celeste da venir subito destinato ai sacri misteri come se fosse rinato una seconda volta.? Intanto fra questi discorsi e le festose ovazioni, procedendo lentamente, giungemmo alla riva del mare, proprio l? dove il giorno prima, ancora asino, io m'ero riposato. Qui, allineate secondo il rito le immagini sacre, il sommo sacerdote s'avvicin? con una fiaccola accesa, un uovo e dello zolfo a una nave costruita a regola d'arte e ornata tutt'intorno di stupende pitture egizie e, pronunziando con le sue caste labbra solenni preghiere, con fervido zelo la purific? e la consacr? offrendola alla dea. La candida vela di questa nave fortunata recava a lettere d'oro il voto augurale di una felice navigazione per i traffici che si riaprivano. A un tratto fu issato l'albero, un pino rotondo, alto e lucido con su in cima un bellissimo calcese; la poppa ricurva, a collo d'oca, scintillava rivestita com'era di lamine d'oro e la carena di puro legno di cedro splendeva anch'essa. Allora sia gli iniziati che i profani, tutti indistintamente, fecero quasi a gara a recare canestri colmi d'aromi e d'altre offerte e libarono sui flutti con un intruglio a base di latte, finch? la nave, colma di doni e d'altre offerte votive, libera dagli ormeggi, non prese il largo sospinta da un vento blando e propizio. Quando essa fu tanto lontana che appena la si poteva scorgere i portatori ripresero di nuovo i sacri arredi che avevano deposto e, tutti soddisfatti, ritornarono al tempio in processione nello stesso bell'ordine di prima.
 

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